Già sulla base della mia passione per la musica e di precedenti “esperimenti”, mi ero reso conto di quanto la musica, anche più di altri linguaggi artistici, fosse capace di farci entrare nella profondità del nostro animo, di consentirci una esplorazione profonda del nostro “io”, di “aprire delle stanze dell’anima” e di metterci alla presenza di contenuti emotivi che, altrimenti, resterebbero sempre nell’orizzonte dell’inconscio. Tutti gli eventi della nostra vita ci plasmano, “scavano” nel nostro intimo e lasciano in noi il loro riverbero. Tutto questa “materia viva”, affinché non si strutturi in forme non controllabili dal nostro io, che sempre invece deve restare il regista di tutte le nostre subpersonalità, ha bisogno di essere scoperta, accolta e trasformate, affinché diventi energia preziosa al servizio del nostro sviluppo personale e non, invece, a disposizione di forze disordinate e distruttrici. Avendo sullo sfondo tutte queste convinzioni, ho pensato che il semplice ascolto della musica potesse essere uno strumento straordinario per le donne iscritte all’associazione, per aiutarle ad accogliere, possedere e trasformare i contenuti emotivi della loro dolorosa esperienza e dare loro "spunti di guarigione” a partire dalla loro dimensione psicologica ma, ben radicati in una visione integrata dell’uomo, anche per quelle biologica e spirituale.

L’esperienza di “Note in circolo” è molto semplice: ci si mette in cerchio e, per prima cosa, si fa un esercizio di ri-centratura, come per esempio l’esercizio quotidiano di dis-identificazione di Assagioli, ma anche altri simili. Poi si ascoltano alcune musiche e, a seguire, c’è un tempo di silenzio, nel quale ogni partecipante può ritornare a ciò che, durante l’ascolto, ha immaginato e emotivamente percepito e, se lo desidera, trascriverlo su un quaderno. A conclusione, ognuno, con la massima libertà, può condividere quello che ha “visto” e “sentito”, mettendo da parte la preoccupazione di dire cose necessariamente “sensate” – questa è un’esperienza in cui va messa da parte la funzione ragione a vantaggio dell’immaginazione -, avendo come stella polare solo l’autenticità e contando anche su un contesto di gruppo accogliente ed assolutamente non giudicante. Dopo un primo giro, ognuno può anche esprimere la sua risonanza sulla condivisione degli altri.

Tutto questo consente di:

a) Poter “pescare” dal proprio intimo e raccontare contenuti interiori che hanno assoluto bisogno di essere riconosciuti e rielaborati;

b) Poter interpretare tali contenuti, anche tramite l’aiuto del gruppo, che è un grande specchio;

c) Portare con sé delle possibili prospettive concrete da poter realizzare nella quotidianità.

 

Antonino Minieri